Il progetto del New National Archives of France trae la sua ispirazione dalla realtà circostante, dalla città vista come coesistenza di caos e ordine. Il concetto nasce e si svolge da questa dualità che si riflette nell'organizzazione del complesso.

La scelta iniziale era di indagare il sito e le sue caratteristiche in contesti sia territoriali che socio-culturali per rivelare un'identità unica. Il lavoro è stato quindi pensato seguendo un principio cardinale dell'architettura per creare spazi in base alle esigenze delle comunità che li popolano.

Il design del New National Archives of France ha seguito l'intento di valorizzare il paesaggio geografico e architettonico dell'area Pierrefitte sur-Seine Saint Denis, dove l'edificio si inserisce.

Il complesso non è stato progettato come un'architettura autoreferente, ma come un'opera che potrebbe contenere la memoria e l'identità collettiva, allo stesso tempo aperta alle espressioni artistiche contemporanee. Non è stato pensato in una prospettiva contemplativa, ma in una prospettiva di scoperta, ricerca e partecipazione per il pubblico.

Il progetto è composto da due "corpi" principali: uno che si estende orizzontalmente, "sospeso, leggero, trasparente"; l'altro con una tensione in altezza, "ancorato al suolo, imponente, riflettente".

Il primo, che si protende verso la città, consiste in volumi a sbalzo chiamati "satelliti" che ospitano gli uffici, la sala conferenze e la sala espositiva. Le facciate, per lo più vetrate, conferiscono leggerezza e trasparenza ai volumi di proporzioni diverse, che si susseguono e si sovrappongono in "sospensione" sulle superfici dell'acqua.

L'edificio che ospita gli Archivi è un imponente monolite pensato come un luogo dedicato alla memoria e alla ricerca. Ospita i documenti d'archivio e la sala di lettura. Le facciate del monolite sono rivestite con una "pelle" di alluminio che scorre su tutto il volume, ad eccezione di alcuni inserti vetrati che consentono la quantità di luce naturale nella sala di lettura e nel percorso di ingresso. La "nobile" costruzione scultorea, con una vasca in parte lambita da essa, ricorda l'idea di un oggetto prezioso, una cassa del tesoro, che si riflette nel velo dell'acqua.

I bacini si inseriscono tra l'edificio degli Archivi, i volumi "satellite" e ai piedi dei volumi satellitari. Passerelle sopra di loro creano una connessione tra i volumi a sbalzo e i due "corpi". Il velo dell'acqua diventa un veicolo di cambiamento per l'architettura, disegnando vuoti e nuovi spazi, grazie ai riflessi e al gioco di luce naturale creati dai tagli dei volumi sospesi e dalla "pelle" del monolite.

Le facciate di entrambi i "corpi" seguono una geometria a losanghe che si ripete sia nel rivestimento in alluminio dell'edificio degli Archivi sia nelle facciate in vetro dei volumi "satellitari".

Tra il monolite e i volumi "satellite" si trova l'opera di Antony Gormley. Un prezioso oggetto scultoreo che sorge dal velo dell'acqua sottostante, piace trarre forza da esso. Questo ridisegna gli spazi in modo contemporaneo, avvolgendosi lungo le facciate del complesso architettonico. I volti geometrici articolano l'opera d'arte lungo il suo passaggio e danno vita alla struttura di una catena di dodecaedri, che si riflette e si proietta tra il bacino d'acqua e le superfici a specchio dei volumi.

Il legame con la memoria è tracciato simbolicamente nel lavoro di Pascal Convert, una serie di "strongboxes" concreti ambientati nella zona di fronte ai volumi "satellite". Questi mostrano in rilievo i volti di alcune personalità che hanno lasciato il segno nella memoria collettiva. L'installazione artistica è strettamente ancorata al terreno, così come il volume del monolite, come radici che affondano nelle profondità della memoria.

Una sala a doppia altezza accoglie il visitatore. L'effetto "sospeso" dei volumi "satellite" è evidenziato dall'intervento artistico di Susanna Fritscher che, attraverso un tocco minimalista che consiste nella realizzazione di controsoffitti come "lastre" di acciaio inossidabile sfumate in rosso, sottolinea l'interazione tra l'architettura del complesso e le linee dei volumi "satelliti". Il colore rosso dona profondità ai volumi che si stagliano orizzontalmente a diverse altezze, creando allo stesso tempo un gioco di pieni e vuoti, tra materiale e immateriale.

L'ingresso conduce ad aree dedicate al pubblico: la sala di lettura, la sala espositiva e la sala conferenze. La sede per la sala conferenze "Carla" per Poltrona Frau, realizzata in tessuto di colore rosso è opera di Fuksas architects. La sedia è formata da due piani che si intersecano e ruotano verso lo schienale, la sedia e i braccioli, proprio come un fiore. Una forma misurata e minimalista.

Gli interni sono caratterizzati da ampi spazi che danno una visione d'insieme che fa immediatamente percepire l'importanza e l'unicità del luogo.

L'importanza del contesto, e quindi l'importanza del territorio, assume concretezza nell'intervento paesaggistico di Florence Mercier. La sua progettazione di spazi verdi ha creato una vera interazione tra natura, architettura e pubblico. La passeggiata verde che introduce e accompagna il visitatore al complesso è come un palcoscenico che alterna geometrie, forme, colori e sfumature.

Un progetto che mira a regalare emozioni. Due "corpi", due "mondi", collegati simbolicamente da passerelle che, in un costante riferimento incrociato, creano un'identità radicata nella memoria del passato con un occhio alla contemporaneità e al futuro. Il progetto riflette identità e memoria che appartengono alla Francia e a tutta l'umanità.

SITO 
Pierrefitte sur Seine-Saint Denis, Parigi, Francia

PERIODO

2005 - 2013

CLIENTE 

Ministero della cultura e della comunicazione francese

Rappresentato da DAF - Direction des Archives de France

ARCHITETTI

Massimiliano e Doriana Fuksas